Qui sotto sono elencati i sentieri naturalistici e archeologici di Ragusa. Raggiunto il punto di partenza grazie alle coordinate/mappa, potrete seguire la segnaletica e i pannelli informativi lungo il percorso a piedi.
Il riparo sotto roccia di Fontana Nuova, a lungo considerato uno dei più antichi insediamenti umani preistorici di tutta la Sicilia, si inserisce all’interno di un contesto naturalistico di grandissimo pregio, nei pressi della costa e della foce del fiume Irminio, fondamentale e rapida via di collegamento fra la costa e l’entroterra fin dall’antichità. Fu utilizzato come sede temporanea di piccole comunità di cacciatori – raccoglitori già tra la fase finale del Paleolitico superiore e il Mesolitico, così come attestato dal rinvenimento nel 1914 e nel 1945 di utensili in selce e di resti ossei umani e faunistici. Oggi sappiamo, inoltre, grazie alle recenti indagini archeologiche, che il riparo fu abitato anche nell’Età del Rame e nell’Alto Medioevo e frequentato saltuariamente almeno dal XVI secolo fino agli inizi del secolo scorso.
La periferia sud-occidentale di Ragusa è interessata dalla fitta presenza di testimonianze funerarie ipogeiche e tombe a cielo aperto, databili con buona approssimazione tra il IV e il VI sec. d.C., che testimoniano la rete di fattorie rustiche o di piccoli agglomerati di casupole che dovevano costellare il paesaggio ibleo tardoantico lungo le principali vie di comunicazione, in stretta relazione con le stationes e mansiones (luoghi di sosta e ristoro). L’ipogeo funerario di contrada Cisternazzi rappresenta una di queste evidenze, miracolosamente risparmiata.
Ubicata nella valletta di C.da Buttino-Centopozzi, a sud-ovest di Ragusa, la grotta delle Trabacche rappresenta l’ipogeo più celebre dell’altopiano ibleo. La sua notorietà è legata in tempi recenti alla fiction “Il Commissario Montalbano” che l’ha inserita all’interno di uno dei primi episodi – “Il Cane di Terracotta”. La sua esistenza è invece nota sin dai tempi dell’Houel (fine del XVIII secolo). L’impianto dell’ipogeo con la presenza di due teguria (tombe a baldacchino) che ricordano senz’altro quelli della vicina c.da Cisternazzi, permette di datarlo nel pieno IV secolo d.C.
Questo sentiero, in cui si notano ancora gli ampi scalini – chiamati “gradini a passo di mulo” – fa parte di un fitto sistema di viabilità che fino al XIX secolo permetteva ai muli carichi di grano di transitare dal “Patro” ai mulini della cava San Leonardo. Visibili lungo il tragitto, che giunge sino al cimitero di Ragusa superiore, la chiesetta di S. Maria delle Grazie, l’acquedotto comunale e la fossa del colera del 1837.
Attualmente accessibile soltanto dagli ingressi “Dalla Chiesa” (B) e “Carmine” (C) a causa di lavori in corso, rappresenta una piacevole alternativa per spostarsi da Ragusa superiore a Ragusa Ibla. Un tempo ricca di attività (estrazione della pietra, coltivazione di orti, produzione della calce, macinazione del grano), oggi parco urbano in pieno centro storico, arricchito da preziose e antiche testimonianze legate alle più antiche tracce sepolcrali della città (tombe a grotticella).
Una piacevole alternativa alla più note “Scale S.Maria-Archi” per raggiungere Ragusa Ibla in pochi minuti. Una gradevole deviazione lungo la discesa è costituita dal cosiddetto sentiero “Belvedere”, un breve percorso senza troppi salti di quota che cinge il convento del Carmine da est a ovest, offrendo una splendida vista su Ragusa Ibla.
Cava Celone, una delle tipiche cave che caratterizzano i monti Iblei, custodisce le uniche testimonianze che nel territorio ragusano possono essere chiamate “catacombe”. Quella più significativo, indicata con la lettera “A”, è caratterizzata da tre gallerie quasi parallele in cui i loculi sono disposti sia lungo le pareti che sul pavimento. Grazie al progetto Archeotur è stata allestita una passerella metallica che consente una migliore fruizione del luogo. Subito accanto si trova un secondo ipogeo contraddistinto dalla lettera B e, poco distante ancora il terzo ipogeo, C, oltre a vari altri ipogei minori di cui le balze rocciose sono costellate. Pochi i reperti archeologici ritrovati durante i lavori di scavo e pulitura, essenzialmente frammenti di lucerne di terracotta che si potrebbero datare, con un certo margine di incertezza tra il IV ed il V sec. d.C.
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Cultura, architettura rurale, ambiente e territorio
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