In occasione dell’evento Bitume l’Ecomuseo CARAT e il Dipartimento di geologia, biologia e ambiente dell’Università di Catania hanno allestito una piccola esposizione di fotografie realizzate al microscopio di sezioni sottili di rocce degli Iblei di origine vulcanica e di origine sedimentaria. Le ultime, in particolare riguardano campioni estratti dalla roccia di c.da Tabuna.
IL PLATEAU IBLEO
La Sicilia è un’isola contraddistinta da una straordinaria “geodiversità”, con una complessa storia geologica che si rispecchia nella grande varietà di rocce – sedimentarie, magmatiche e metamorfiche – che qui affiorano e la cui genesi abbraccia un intervallo temporale che va dal Paleozoico fino al Pleistocene, una storia quindi di circa 300 milioni di anni. L’ area dei Monti Iblei costituisce il settore più settentrionale dell’avampaese africano che verso Nord e Nord-Ovest va a formare l’avanfossa e al di là della congiungente Gela-Catania sparisce in sottosuolo al di sotto delle coltri della falda di Gela. Insieme alle aree sommerse questo settore dell’avampaese fa parte del Blocco Pelagiano che costituisce, nel complesso, una zona estesa dalla Scarpata Ibleo-Maltese fino alla Tunisia, formata da una potente successione meso-cenozoica prevalentemente carbonatica con ripetute intercalazioni di vulcaniti basiche. Verso Est la continuità del Plateau è interessata dalla Scarpata Ibleo-Maltese, generata da un sistema di faglie a gradinata che delimitano la Piana Abissale ionica. Questo sistema è stato particolarmente attivo durante gli ultimi 5 milioni di anni e sarebbe legato ad un progressivo collasso del bordo occidentale del Bacino Ionico.La Sicilia rappresenta quindi l’area emersa dove le due placche sono collise nel periodo che va dal Miocene inferiore al Pliocene inferiore. La sua struttura, costituita da tre unità (catena settentrionale, avanfossa di Gela e Caltanissetta e avampaese Ibleo), è il risultato di questa convergenza tettonica. Di queste unità strutturali l’altopiano carbonatico ibleo, il settore sud-orientale dell’isola, che riemerge per formare l’arcipelago Maltese, rappresenta il margine settentrionale della placca africana.
Tratto da: “la geologia della Sicilia” M. Veneziano geologo
LE ROCCE VULCANICHE DEL PLATEAU IBLEO
Sezione sottile e campione a mano di rocce degli Iblei di origine vulcanica.
Osservazione a microscopio ottico polarizzatore luce trasmessa Zeiss Axioplane
Il plateau Ibleo è sede di un’intermittente attività vulcanica dal Triassico fino al Pleistocene, di cui solo quelle relative alle ultime fasi sono in parte affioranti. Le rocce più vecchie degli iblei, incontrate solo da sondaggi, sono rocce triassiche e giurassiche. Le rocce vulcaniche affioranti più vecchie, dal cretaceo al Paleocene (84-54 Ma) affiorano nella zona di Capo Passero. L’attività vulcanica più recente degli Iblei risale al Miocene (Tortoniano) e al Pleistocene ed è avvenuta lungo il sistema di faglie NW-SW nella parte nord del Plateau. Il ciclo vulcanico Miocenico (7-4.9Ma) fu prevalentemente sottomarino. Le rocce vulcaniche iblee sono prevalentemente basalti, a struttura porfirica ipocristallina, caratterizzate dalla presenza di grossi cristalli (fenocristalli) formatisi in ambiente intrusivo, ovvero precedentemente all’emissione vulcanica, in una pasta di fondo microcristallina formata da cristalli di piccole dimensioni prevalentemente plagioclasi e pirosseni; talvolta la pasta di fondo risulta essere vetrosa.
LE ROCCE CARBONATICHE DEL PLATEAU IBLEO
Sezione sottile e campione a mano di rocce degli Iblei di origine sedimentaria.
Osservazione a microscopio ottico polarizzatore luce trasmessa Zeiss Axioplane
Nell’area iblea affiorano terreni di natura prevalentemente carbonatica sedimentatisi dall’Oligocene superiore (40 Ma) sino al Miocene inferiore (23 Ma). Sono caratterizzati da una alternanza di rocce calcaree, calcarenitiche e marnose. Questo potente complesso chiamato Formazione Ragusa è suddiviso in due membri: nella parte inferiore il Membro Leonardo, nella parte superiore il Membro Irminio. Nelle miniere di contrada Tabuna sono ricompresi i livelli basali del Membro Irminio che, parimenti all’area di contrada Streppenosa, sono interessati da impregnazione bituminosa per risalita di idrocarburi, probabilmente da un sistema di faglie trascorrenti, noto come Scicli-Ragusa. La roccia asfaltica o asfalto, comunemente nota a Ragusa con il nome di Pietra Pece, che ha trovato largo utilizzo sia in ambito architettonico sia in ambito industriale, è infatti un calcare impregnato di bitume in una percentuale compresa tra il 7-10%. Le rocce di C. da Tabuna sono prevalentemente calcareniti o calciruditi con contenuto microfaunistico caratterizzato principalmente dalla presenza delle Famiglie Nodosaridae, Rotaliidae e Textulariidae, e Globigerinidae, che permettono di datarli al Miocene inferiore, con valori di porosità totale compresi fra il 19% e il 24%.
(nell’immagine: le “macchie nere” rappresentano le impregnazioni bituminose, le zone di colore rosa evidenziano i pori vacanti).