Le ville di campagna

CARAT: CULTURA, ARCHITETTURA RURALE, AMBIENTE E TERRITORIO

Le ville, pur avendo parecchie analogie con le masserie, si differenziavano da quest’ultime per la qualità esterna delle abitazioni, più imponente e più classicheggiante; per la maggiore quantità di strutture funzionali ai lavori della campagna, come cantine per il vino e per l’olio e cappelle che si affacciavano nel cortile; per gli interni che presentavano numerose stanze disposte in successione con le volte a padiglione decorate, con particolari arredi, affreschi e pavimentazione in ceramica; per la loro tardiva comparsa rispetto alle masserie; per i loro proprietari che rappresentavano i capitalisti, cioè la nuova ricca borghesia.

In questi edifici si espresse tutta l’abilità, la fantasia e il senso artistico delle maestranze locali. Alcune ville presentavano ingressi monumentali con diversi elementi decorativi: sculture in pietra che raffiguravano vasi ricolmi di frutta, ampie volute, foglie, festoni, fiori, leoni, edicole sacre, simboli araldici. Il padrone risiedeva nel primo piano, quello nobile; mentre nel piano terreno o “basso” si trovavano i magazzini o le abitazioni rurali. Molte ville erano arricchite da una doppia scala in pietra con ringhiera in ferro battuto o balaustre in pietra scolpita che conducevano ad una terrazza dalla quale si godeva la vista del giardino e del paesaggio circostante. In alcune ville la terrazza poggiava su un ampio portico. In mancanza di terrazza, nel piano nobile erano collocati singoli balconi o uniche balconate che correvano lungo tutto il prospetto. Alcune di queste ville sembravano dei castelli medievali con le loro tipiche torri merlate, con finestre generalmente bifore. Il fenomeno delle ville rurali o delle “Casine di villeggiatura” si sviluppò nell’area iblea tra la seconda metà dell’800 ed i primi del ‘900. Lo sviluppo viario, la costruzione della ferrovia, lo sfruttamento razionale e sistematico del territorio agricolo, l’ulteriore disboscamento effettuato nella pianura camarinense (Vittoria, Comiso, Chiaramonte) per far posto ad un’agricoltura intensiva costituita prevalentemente da uliveti e vigneti, la diffusione generalizzata dell’affitto e della mezzadria, favorirono la nascita di una borghesia “capitalistica” e di conseguenza la diffusione delle ville rurali nella campagna iblea. I proprietari terrieri trascorrevano, con le loro famiglie, il periodo della villeggiatura (da giugno a ottobre) e nello stesso tempo controllavano tutta una serie di attività: mietitura, trebbiatura, bacchiatura delle carrube, raccolta delle mandorle, dell’uva e delle olive.